sabato 2 gennaio 2010

La Libertà

E' vero, perbacco, é vero che in Italia non c'é libertà. Non c'é, per esempio, la libertà di dissentire dal pensiero dell'antagonista politico e, ove indispensabile, di dargli sacrosante legnate in obbedienza al democtatico principio di "menarne" uno per correggere l'errato pensiero di mille. No, questo non si può fare! E' proibito dalla autocratica prepotenza del Governo e dei suoi ben organizzati scherani. E se qualche umile eroe, difensore del popolo proletario, coraggiosamente lo fa, deve, poi, sopportare noiose geremiadi e qualche volta finanche la condanna di un giudice di "minoranza" e, quindi, "polticamente scorrect". Giudici che fanno parte di una corrente silente, tanto silenziosa che non si sa dove stia. Ma, certamente, di cattivi intendimenti, fino al punto di privare della libertà personale un lavoratore al quale viene concultata la libertà, per esempio, di rompere una vetrina, di bruciare qualche auto e altre cose ancora, tutte azioni volte all'unico e meritevole scopo di richiamare al vero ordine sociale e civile la "coscienza" del Paese. Alle volte però capita un fatto che gli "obnubilati" difensori del tirannico Governo in carica giudicano fortuito o, comunque, "che ben gli sta". Avviene, cioé, che una delle macchine distrutte appartenga ad un altro proletario il quale "s'incacchia" di brutto ed allora è guerra in famiglia. E pare, ancora, che sia impossibile ottenere una qualsiasi forma di risarcimento dai giudici di cui sopra, i quali si affrettano a conculcare la libertà di qualche presunto colpevole, talvolta incrementando, contro la propria volontà, la mesta compagine degli "imprigionati per caso".

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